Gli dico «Andreas la settimana prossima andrò a fare la visita sportiva, la prenoto anche per te». Il dottor Pierangelo, un mio caro amico, ci riceve simpaticamente. Tiene il camice bianco aperto sopra la maglietta nera e dal collo esce un cordino con un porta fortuna tibetano. Gli occhiali li tiene sul taschino e dalla tasca destra spunta lo stetoscopio. Ci chiede i documenti e ci fa accomodare nella sala d’aspetto. Seduto su una confortevole poltroncina i miei occhi guardano le fotografie appese al muro. Raccontano di una scalata su ghiaccio in terra peruvina, ci sono il dottore e altre persone vicino a delle tende. Sapevo che il mio amico dottore del centro medicina fosse uno sportivo ma non conoscevo la sua passione per l’alpinismo.
La visita sportiva di Andreas dura una mezz’oretta, ora tocca a me.
«Ciao Tony come va, ti vedo in forma.» mi dice il Dott. « Grazie Pierangelo sto bene, mi alleno giornalmente, quest’anno ho cambiato alimentazione, tantissima verdura e frutta, pochissimo alcol. » «Bravo Tony, è un’ottima scelta, voglio dirti in confidenza a proposito del tuo amico Andreas, il ragazzo è ok ma la prova spirometrica è scarsa, dovrebbe smettere di fumare.» mi raccomando, mi dice il dottore.
Le luci azzurre e rosse dell’insegna del caffè accompagnano l’acqua del fiume verso la pianura dove l’ultima inondazione ha spazzato via tutti gli alberi. Con passo rassegnato mi dirigo verso i riflessi colorati dell’acqua e mi avvicino al bar. I vetri appannati mi impediscono di vedere chi c’è dentro.
Entro con timidezza, sono spaesato come quando perdo l’orientamento. Mi muovo piano trattenendo il respiro, vorrei avere il passo felpato di un gatto, urtare qualcuno qui è facile, il bar è pieno e tanti hanno un bicchiere in mano. Sono a disagio, ho le scarpe da lavoro e pantaloncini da corsa. Mi sento avvampare, per lo sbalzo di temperatura, la schiena umida perché la maglietta è bagnata.
Spero di trovare Andreas. Stasera l’ho aspettato per un quarto d’ora…
La temperatura è bassa e c’è un po’ di umidità, il viale alberato disegna la strada verso la casa di Andreas. Suono il campanello, Andreas esce con la solita tuta nera e ai piedi i mocassini di cuoio.
All’improvviso ho un flashback nella mia mente: il ricordo dei sandali blu anni ’70 con gli occhietti e la suola in para, erano quelle le scarpe che adoperavo per le prime corse. Avevo cominciato a correre all’età di sette anni. Le strade erano praticamente tutte sterrate e buie, l’illuminazione solo vicino alle abitazioni. I miei sandali blu: ora li ricordo con simpatia, ma allora desideravo tanto un paio di scarpe da ginnastica. Mi ero appassionato alla corsa campestre dopo aver partecipato ai giochi della gioventù. Non era stata una bella gara, ero partito al massimo senza gestire le forze, al primo giro mi trovavo in testa al gruppo, ma poi l’energia cominciò a calare e arrivai tra gli ultimi. Non avevo e non ho il fisico da maratoneta, la natura mi ha fornito gambe con dei quadricipiti voluminosi e dei grossi polpacci, gambe adatte alla corsa veloce, mi ero fissato con la resistenza, ora si dice endurance.
Poco alla volta sono riuscito ad allenare il mio corpo alle lunghe distanze, ma senza grandi risultati. Decisi di iscrivermi alle prime marce organizzate dalle numerose società sportive. Si poteva scegliere la lunghezza tra due percorsi, uno corto e uno lungo. Conservo ancora le medaglie ricordo delle varie competizioni, alcune potevano diventare dei portachiavi, quelle più pesanti andavano bene come fermacarte, tutte sul retro portavano inciso il luogo, la data e il nome di quelle che allora si chiamavano marce. Nello stesso cassetto ci sono anche le foto in bianco nero, ritratto mentre corro con il “cartellino dei controlli” svolazzante appeso al collo.
Chissà perché Andreas corre e gioca a pallone con i mocassini di cuoio. Vederlo con la tuta nera infilata nei calzini bianchi e delle scarpe che non sono da corsa mi fa sorridere. Sono ammirato dal talento di quel ragazzo. Corriamo in pianura costeggiando il fiume, nell’acqua si specchiano le nuvole, osservo il cielo correre con noi, la nostra corsa continua in silenzio, ognuno con i propri pensieri. E il tempo scorre. Guardo il cronometro, cinque minuti al chilometro, questo il nostro ritmo del primo allenamento.
È una corsa dall’aspetto introspettivo, poche parole e il rumore delle suole sul terreno genera un ritmo delicato, quasi timido. Avremo corso per una decina di chilometri e ci stiamo avvicinando ai laghi, il percorso si intravede da lontano evidenziato dallo sterrato bianco che li costeggia, e dopo una leggera salita il nostro passo rallenta.
Gli dico «Andreas la settimana prossima andrò a fare la visita sportiva…
Desideriamo avervi ospiti nel nostro territorio e farvelo conoscere!
Vi abbiamo già raccontato la Città di Vittorio Veneto e le altre tappe della Maratonina della Vittoria.
Ora vorremo farvi conoscere il territorio che la circonda.
LE COLLINE DEL PROSECCO
Il paesaggio è caratterizzato da colline, piccoli appezzamenti di vite su strette terrazze erbose, intervallate con boschi, piccoli borghi e terreni agricoli. La molteplicità di piccoli produttori che per secoli hanno modellato il terreno adattandolo alla coltivazione della vite ha creato un effetto estetico unico, divenuto nel 2019 Patrimonio Mondiale UNESCO come paesaggio culturale.
Il sito comprende la fascia collinare che dal Comune di Valdobbiadene si estende verso est fino al Comune di VITTORIO VENETO, scendendo verso Conegliano, e annovera una consistente porzione del paesaggio viticolo della Denominazione di Origine Controllata e Garantita dove si produce il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.
Un paesaggio rurale protetto e in cui gli edifici di valore storico e monumentale sono tutelati.Possiamo scoprirlo sia percorrendo le strade asfaltate che si insinuano nelle valli tra borghi agricoli e centri storici preziosi oppure avventurandoci a piedi o in mountain bike sulle numeroso strade sterrate in un continuo saliscendi in mezzo ai filari.
E non perdetevi una gustosa sosta nelle cantine e nei numerosi agriturismi !!!
UNA TERRA DI LAGHI, E NON SOLO
Nel territorio Comunale di Vittorio Veneto, ci sono ben 3 laghi, e altri 2 limitrofi !
Il Lago Negrisiola,il più piccolo, è alimentato da alcune risorgive carsiche e dalle splendide sorgenti del Meschio che potete visitare attraversando il borgo ottocentesco dI Savassa Alta posto un po’ più in su. È un luogo suggestivo e magico con una polla d’acqua limpida e profonda di un azzurro intenso.
Il Lago Restelloriserva di pesca,è dominato dalla Torre di San Floriano, antica postazione di vedetta romana. Sul lago si specchia la Centrale Idroelettrica di Nove un affascinante esempio di archeologia industriale. E’ ancora oggi in funzione e in alcune occasioni è visitabile.
il Lago Morto malgrado il nome tenebroso è la “spiaggia estiva” dei vittoriesi. Ventoso al primo mattino perfetto perwindsurf e kitesurfing , diventa calmo e soleggiato per il resto della giornata, la spiaggia a prato sempre ben curato è perfetta per prendere il sole, giocare con gli amici o fare un pic-nic. Il chiosco è rinomato per il suo “panin col Pastin”.Tutto intorno una bella passeggiata di circa 4 km offre scorci veramente suggestivi.
Situato subito dopo la sella di Fadaldo che segna il confine tra Vittorio Veneto e L’alpago il lago di Santa Croce, è sicuramente sinonimo di windsurf e kitesurfing. Le sue correnti termiche pomeridiane fanno la gioia dei tanti appassionati provenienti da tutt’Europa, li si può osservare dalla spiaggia attrezzata a Nord oppure dalla suggestiva baia delle Pojatte, vederli scivolare e volteggiare sull’acqua, è uno spettacolo a colori vivaci. Mentre è tutto bianco lo spettacolo delle vele delle imbarcazioni della scuola nautica che spiegano dalla sponda Sud. È un lago naturale, il secondo lago del Veneto per dimensione, completamente circondato dalle montagne, in parte costeggiato da un bel percorso nel bosco, che fa parte del tracciato cicloturistico della Monaco/Venezia.
Da Vittorio Veneto, appena imboccata la Vallata ecco i laghi di Revine (lago di Santa Maria ad est elago di Lago ad ovest). Sono due specchi d’acqua di origine glaciale separati da una breve zona paludosa.Molto frequentati durante tutto l’anno, sia per le varie spiagge e le aree attrezzate che per il parco tematico del Livelet con le sue palafitte e l’area archeologica.
In questi anni sono diventati un polo d’attrazione per il running, la MTB e anche semplici passeggiate in relax, grazie al tracciato sterrato di circa 7,5 k che li circonda. Mentre gli amanti degli sport acquatici hanno trovato in questi laghi la location ideale per praticare nuoto, canoa, sup, pesca sportiva circondati da paesaggi sempre diversi, tra piante acquatiche spettacolari e una fauna ricchissima.
… E LA FORESTA DEL CANSIGLIO
Tra i tesori naturali che circondano Vittorio Veneto, la foresta del Cansiglio rappresenta la meta turistica più conosciuta. Celebre per essere stato in antichità il “bosco da remi” della Repubblica di Venezia, rappresenta oggi un polmone verde di oltre 7000 ettari di faggi, abeti bianchi e rossi, e fa da corona all’Altopiano del Cansiglio (1000 m. slm). Le strade forestali e i numerosi sentieri che percorrono il bosco e l’altipiano, collegando alpeggi e malghecostituiscono un patrimonio escursionistico importante, adatto sia alle passeggiate che alla MTB.
Sopra il limitare della foresta si erge imperioso gruppo montuoso del Cavallo che con i suoi oltre 2000 metri slm offre percorsi escursionistici, alpinistici e scialpinistici molto vari.
Se d’estate la Foresta e il Pian Cansiglio affascinano per le chiome verdi dei faggi, per i prati e pascoli dalla particolare conformazione carsica, per il sottobosco ricco di felci e fiori, in autunno sono i colori del bosco a far da protagonisti, quando il bramito dei cervi nella stagione degli amori diventa un insolito richiamo turistico notturno. Ed infine l’inverno rende questi luoghi ancor più suggestivi con il suo manto bianco che invita alle escursioni con le ciaspe o allo sci di fondo.
Seguendo il tracciato della Maratonina della Vittoria, raggiungiamo il comune di Cappella Maggiore attraverso la frazione di Anzano, che costituisce anche il più esteso tra i suoi borghi. Il territorio in gran parte pianeggiante infatti rivela una rete di strade, stradine e sentieri ideali per gli amanti della corsa (anche delle passeggiate e della bicicletta) offrendo ogni volta percorsi nuovi tra i numerosi borghi. Sono graziosi borghi di campagna sparsi tra campi e vigneti, gruppi di case sorti attorno ad un cortile, oppure minuscoli centri storici sorti nei pressi delle diverse ville venete testimonianza di antiche aristocrazie locali locali.
Dall’alto domina il “castelletto”, che la tradizione vuole di origine romana, edificato per il controllo del territorio in una luogo strategico da dove si domina tutta la pianura e il vittoriese, una posizione che ora lo rende un punto panoramico d’eccezione. Il suggestivo edificio oggi di proprietà privata è adibito ad ospitare eventi.
Intraprendenza e capacità manifatturiera hanno fatto nascere a Cappella Maggiore interessanti attività produttive artigianali ed industriali, senza nulla togliere alla sua storica e spiccata vocazione agricola.
Correndo la Maratonina attraverserete i vigneti quando la potatura è ormai terminata e sulle viti sta iniziando, come ogni primavera, il fenomeno poeticamente chiamato “lacrima della vite”. Godetevi il paesaggio: siete nella terra del Prosecco e non solo! Il territorio comunale è interessato da ben due Consorzi enologici, il Consorzio di Tutela del Prosecco DOC e il Consorzio Colli di Conegliano DOCG che insieme al Torchiato di Fregona, rappresentano i grandi vini storici del luogo.
Dove il terreno pian piano sale verso le colline la vegetazione cambia, le chiome diventano grigio-verde e ordinatamente come enormi pois ricoprono i pendii soleggiati. Si tratta della coltivazione dell’olivo che orgogliosamente alcuni agricoltori locali, sostenuti dal Comune, hanno riscoperto da oltre un trentennio e che stanno sviluppando nelle sue varietà autoctone. Uniti in Cooperativa hanno avviato anche un frantoio. Si tratta di una produzione importante per la qualità e la scelta naturalistica e di valorizzazione più che per il volume prodotto.
La vetrine d’eccellenza dei prodotti agroalimentari locali è il mercato della Mattarella. Non potete perdervelo se siete in zona! Si svolge ogni sabato in Borgo Mattarella. Il tracciato della Maratonina della Vittoria attraverserà proprio questo borgo affiancando l’Antica Cappella di epoca longobarda dedicata alla Santissima Trinità ritenuta l’origine del nome di Cappella Maggiore.
L’interno della chiesa è riccamente affrescato e frutto di vari interventi di ampliamento attorno al primo edificio.
Ciao a tutti Web Runners oggi vogliamo raccontarvi la città che vi ospiterà!
Vittorio Veneto non è solo la città della Vittoria, ma è una combinazione vincente tra arte, storia e natura.
Partecipare alla Maratonina può essere un buon pretesto per andare anche alla scoperta di questa città in una giornata di primavera.
Lunga quasi come una maratonina, la città di Vittorio Veneto si estende per oltre 80 km2 nella fascia pedemontana con un territorio molto vario che va dalla pianura fluviale del Meschio, ai dolci pendii dei vigneti del Prosecco, fino agli oltre 1.700 m del col Visentin.
La città attuale è nata dalla fusione dei due antichissime comunità: Ceneda (a Sud) e Serravalle (a Nord) e per questo può vantare 2 centri storici, 2 castelli, 2 patroni…e un po’ 2 di tutto.
La Maratonina prenderà il via dalla Piazza del Popolo, il centro città che è sorto nel 1866 ad unire quei due gioielli d’arte e architettura che sono oggi i suoi centri storici, e che dovete proprio visitare!
SERRAVALLE
Èuno dei centri storici più rinomati del Veneto. Di origine tardo romana ha raggiunto il suo splendore come feudo dei Da Camino (citati anche da Dante nella Divina Commedia).
Potrete percorrere i suoi animati portici, volgendo lo sguardo verso i ricchi palazzi che rivelano il forte legame con Venezia per giungere in piazza Flaminio, il cuore di Serravalle, il salotto della città con le osterie, il duomo, l’antica loggia comunale riccamente decorata, la torre campanaria con i due orologi di cui uno a 24 ore risalente al XIV secolo.
Dopo esservi goduti la piazza e il suo affaccio sul fiume Meschio, potete continuare la vostra passeggiata salendo la ripida via Roma (pavimentata a ciottoli ) su cui si affacciano i palazzi nobili, fino alla Porta San Giovanni o Porta della Muda che rappresentava l’ingresso Nord della cinta muraria (ancora in parte visibile) che proteggeva Serravalle.Poco oltre incontrete il torrione e l’accesso al Castrum (oggi abitazione privata, ma aperto al pubblico per spettacoli ed eventi culturali). Giunti qui è facile cogliere come la posizione ai piedi delle montagne abbia agevolato la vivace vocazione commerciale dell’antico borgo di Serravalle, facendolo diventare punto di collegamento tra i paesi alpini e il Veneziano.
Cosa vedere a Serravalle?
IL DUOMO (la pala d’altare è opera del Tiziano, la cui figlia viveva a Palazzo Sarcinelli, il primo ad accoglierci con il suo portico appena oltrepassata la Torre dell’Orologio)
LE MOSTRE TEMPORANEE presso: Palazzo Todesco, La torre dell’orologio e le varie gallerie private.
CENEDA
È il centro storico posizionato a Sud, in un’area pianeggiante ai piedi delle colline, soleggiata e prospera. Di origine Celtica la sua vicenda inizia ad avere un significato con l’insediamento di un ducato longobardo e, successivamente, con la struttura vescovile. La presenza della sede Vescovile è il fulcro vitale dell’intero centro, in cui gran parte degli edifici più importanti sono legati alla vita religiosa, come il Castello di San Martino (sede vescovile), il Seminario, il collegio e il duomo…
La vostra visita può iniziare sicuramente dalla piazza Giovanni Paolo I, che proprio qui fu vescovo fino al 1968. L’imponente Cattedrale ricca di opere d’arte, racchiude una cripta dove sono conservate le reliquie del Patrono San Tiziano.
Subito a fianco, l’antica loggia comunale ospita il MUSEO della BATTAGLIA, poi dietro alla bella fontana si apre il Parco Padadopoli, perfetto per una bella passeggiata nel verde tra piante monumentali e vialetti suggestivi. Ad accoglierci troveremo il monumento dell’illustre cittadino Lorenzo Da ponte il librettista di Mozart.
Andreas è riconoscibile all’istante, tuta nera a fasce bianche, ma soprattutto per il suo modo di correre: assomiglia a un corridore di atletica piuttosto che a un calciatore. Avrei voluto calciare anch’io, i giochi di squadra mi affascinano, giocatori complici, uniti a raggiungere un unico obbiettivo, la vittoria.
«Ciao Andreas, sei bello sudato, dai cambiati, ti va se ti accompagno a casa?» gli dico. «Ok, dammi due minuti che saluto gli amici e arrivo» risponde. Mi sono offerto di accompagnarlo a casa senza avere la più pallida idea di dove abiti.
Percorriamo la ciclabile illuminata da una luce giallo caldo, la foschia copre il fiume, assomiglia a una grande coperta bianca, sembra proteggere gli animali che ci vivono. Attraversiamo la provinciale e camminiamo verso il centro storico. Andreas cammina veloce e si diverte a saltare verso l’alto, allunga il braccio cercando di toccare con la mano i lampioni dei sottoportici come fa un giocatore di basket con il canestro, salta dentro i quadrati di marmo bianco e rosso, come quando da bambini ci si divertiva a saltare con un piede negli spazi disegnati sulla terra “il gioco della campana”.
La via che porta alla casa di Andreas è deserta, vicino ci sono le scalinate che portano al santuario. Mi racconta che tutte le mattine va al lavoro correndo ed è in questo modo che si tiene in forma. Gli dico «Hai voglia di partecipare alla Maratonina della Vittoria? Se vuoi ci possiamo allenare insieme, è un peccato che non sfrutti questo tuo talento» «Va bene Tony, a domani sera, ciao» risponde Andreas.
Vivere la maratonina è anche scoperta del territorio. Partecipare alle manifestazioni sportive è un validissimo pretesto per ampliare la nostra conoscenza delle bellezze naturali e delle ricchezze artistiche e culturali che fanno dei nostri paesi e città un grande tesoro. Oggi vogliamo parlarvi di Sarmede, il giro di boa del percorso e uno dei luoghi della Maratonina della Vittoria dove si sviluppa il percorso podistico.
Mi raccomando, se siete forestieri, si pronuncia Sàrmede !
Il tracciato della Maratonina raggiunge questo paese attraversando la pianura Vittoriese e di Cappella Maggiore per portarci al cospetto delle prime pendici della pedemontana Veneta. Alzando lo sguardo ecco i primi rilievi ricoperti di boschi che salgono verso l’altopiano del Cansiglio.
I SUOI BORGHI E I SUOI SENTIERI
È quando in pianura le temperature sono un po’ più rigide che i borghi di Sarmede rappresentano la meta ideale per un’escursione a piedi o in bicicletta poiché godono di una piacevolissima esposizione al sole tutto il giorno e di una vista verso la pianura che ci fa scorgere ben definita la laguna di Venezia.
Si può andare cosi alla scoperta suoi dei borghi: Montaner, Borgo Luca, Borgo Martin, Rugolo, Rugoletto … da cui si dipana una rete fitta di sentieri, mulattiere e strade forestali frutto degli antichi percorsi della transumanza, del commercio di legname o dei carbonai.
Sono sentieri ben segnalati che collegano malghe (alcune attive solo fino agli anni 70), antichi pascoli caratterizzati dalla presenza di lame e micro villaggi di casere in pietra che gli amanti della natura stanno riscoprendo e trasformando in graziose baite per il tempo libero.Molte mulattiere conservano ancora l’antico aspetto con il fondo in pietre ben levigate e delimitate da muri a secco. La meta finale di tutti quei percorsi è il bosco del Cansiglio, imperdibile per la bellezza dei suoi faggi slanciati e per i suoi panorami. Tra i sentieri vi segnaliamo il Sentiero Pagnoca (legato alla storia della resistenza in questi boschi), la Strada del Patriarca, Il Sentiero del Santo, Le Scaffe, la strada dei Carbonai… e li altri li potrete scoprire pian piano lasciandovi incantare da quegli antichi tracciati.
(Rif. Carta Tabacco 012, Cartine Zanetti 13, Escursioni nei colli dell’alto Trevigiano di Carlo Rubini e Letizia De Martin)
... e COME È DIVENTATO IL PAESE DELLE FIABE?
Abbassando lo sguardo dalle montagne ecco la seconda cosa che vi apparirà di Sarmede: i vivaci affreschi sui muri delle case e soprattutto un palazzo comunale veramente insolito dalle arcate vivacemente dipinte con paesaggi fiabeschi.
È una storia importante che ha cambiato la vita di questo piccolo paese: tutto nasce nel 1968 quando Štěpán Zavřel, artista di fama internazionale, dopo una fuga rocambolesca da Praga e importanti esperienze artistiche in giro per l’Europa sceglie di stabilirsi a Rugolo di Sarmede. Restaura una vecchia casa che pian piano diventa un fulcro artistico per artisti da tutta Europa.
Negli anni Zavřel espone nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo: Norvegia, Svizzera, Sudafrica, Germania, Stati Uniti, America Centrale, Spagna. Nel 1982 il Metropolitan Museum of Art di New York ospiterà un’esposizione di sue opere sul tema Venezia domani. (Potrete vederle esposte nel Museo a lui dedicato insieme a molte altre sue opere. Per informazioni e prenotazioni: 0438 959582; prenotazioni@fondazionezavrel.itwww.fondazionezavrel.it )
Ma è nel 1983 che il paese intero è coinvolto una nuova vitalità artistisca: nasce, da una sua idea, la Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia (oggi Le immagini della fantasia) che fin da subito attira visitatori da tutt’Italia e non solo…, da allora la mostra ogni anno da novembre a febbraio raccoglie nelle sue sale le tavole originali dei migliori illustratori di libri per bambini di tutto il mondo con una sezione dedicata ad un ospite internazionale d’eccellenza. Si tratta di veri capolavori sia dal punto di vista delle diverse tecniche artistiche, ma soprattutto per la grande creatività e immaginazione delle situazioni raffigurate che sicuramente vi sorprenderanno ed entusiasmeranno.
Poi nel 1988, con la nascita della Scuola internazionale d’Illustrazione, il paese diventerà per tutto l’anno un luogo di richiamo per artisti di tutto il mondo, alcuni dei quali nel tempo decidono di trasferisri definitivamente a Sarmede o dintorni.
Ed ecco che il paese, compresi i suoi borghi più remoti, comincia ad arricchirsi di affreschi, sempre gioiosi e vivaci, come si addice alle illustrazioni per i bambini. Molti sono visibili passeggiando per il paese, molti altri sono all’interno delle case private o di locali pubblici, una dimostrazione viva di come questa mostra e l’atmosfera artistica che qui si respira è entrata profondamente nel vivere quotidiano degli abitanti di Sarmede.
Mi sto avvicinando al fiume, le mie gambe hanno percorso parecchi chilometri e Fido sembra stanco, mi guarda come dire “andiamo a casa”. A un certo punto fa uno scatto e insegue un pallone che attraversa la strada, scavalca l’argine e va verso il fiume. A rincorrere la sfera, un ragazzo con una tuta nera a strisce bianche, ai piedi dei mocassini di cuoio. Osservo meravigliato l’agilità con cui si muove.
I pantaloni della tuta sembrano corti, si vedono le caviglie sottili coperte da calzini bianchi che riflettono la luce dei lampioni, le scarpe dalle suole di corame fanno un rumore acuto, secco. Mi avvicino al ragazzo e mi presento: «Buona sera mi chiamo Tony, complimenti per l’eleganza della corsa». Fido annusa le scarpe di cuoio del ragazzo. «Buona sera, il mio nome è Andreas, il campo di calcetto è vicino al fiume e il pallone spesso dobbiamo rincorrerlo sperando che non finisca in acqua». «La prossima volta che giocate vi vengo a vedere, passo spesso di qua di corsa». «Ok, giochiamo giovedì sera alle 8, l’aspetto, arrivederci» dice Andreas tornando al campetto.
È giovedì sera, riduco l’allenamento così posso assistere alla partita di Andreas. Il pallone dentro al campetto gira come una biglia di acciaio dentro a un flipper, mi diverte vedere la palla formare delle linee rette, oblique, e verticali. Provo a immaginare il campo con dei giocatori invisibili, e la palla che va da una parte all’altra senza una logica, ma i calciatori ci sono e sono vestiti con delle tute di vari colori, non hanno la divisa. Si divertono e la precisione dei passaggi rende la partita piacevole.
Andreas è riconoscibile all’istante, tuta nera a fasce bianche, ma soprattutto per il suo modo di correre…
Brrr! Che freddo stamattina! Però sono curioso: quanti gradi ci saranno nella nota gelida conca di Valmenera? E a quanto è sceso il termometro agli oltre 2000m del Rifugio Semenza? E poi: la nebbia è arrivata fin sopra l’Osservatorio Astronomico di Piadera, a 500m di quota? C’era il sole stamattina a Cappella Maggiore oppure le nubi già coprivano il cielo, in attesa della pioggia?
Ora è semplice ottenere le risposte: basta collegarsi a
Sono praticamente infinite le possibili combinazioni di colori, atmosfere e forme che l’interazione tra la natura ed il nostro paesaggio, così come con gli animali e le persone che lo popolano, riescono a generare, rendendo ogni volta l’esperienza sensoriale qualcosa di magico, di nuovo, di inesplorato. Il nostro territorio spazia tra la fascia pedemontana trevigiana e l’Altopiano del Cansiglio, circondato dall’omonima foresta, situato a cavallo di Veneto e Friuli-Venezia Giulia, tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone, ad un’altitudine compresa tra i 900m e 1200m s.l.m.
Salendo dalla pianura verso la montagna il clima cambia e lassù è caratterizzato da una specifica configurazione che esalta l’inversione termica a causa della conformazione geografica dei pendii circostanti, ed è sede di alcune tra le depressioni carsiche più fredde d’Europa (ad esempio la conca di Valmenera ha raggiunto valori prossimi a -35°C il 1° marzo 2005, fonte Arpa Veneto). Proprio per cercare di far luce sulle peculiarità di questo territorio e per permettere a tutti di consultare le informazioni utilizzando i vantaggi che la tecnologia oggi ci offre, un gruppo di persone, coordinate da Andrea Costantini (vittoriese, laureato in Fisica dell’Atmosfera e Meteorologia) ha messo in campo un progetto gestito esclusivamente in regime di volontariato, libero ed indipendente nonché auto-finanziato.
State partendo per il consueto allenamento? Ecco le webcam che vi possono essere utili
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San Giacomo di Veglia vista verso nord-est
San Giacomo di Veglia vista verso sud-est
Ceneda – Vittorio Veneto vista verso Piazza Giovanni Paolo I ed il Castello del Vescovo (in collaborazione con L’Azione)
Area Fenderl – Vittorio Veneto vista verso Serravalle ed il Col Visentin (in collaborazione con la Consulta delle Associazioni)
Costa – Vittorio Veneto vista verso il colle della Madonna della Salute (grazie ad Antonio Ciubei)
Vittorio Veneto centro vista verso il colle del Monte Altare (grazie ad Andrea Balbinot)
Santuario Madonna della Salute – Vittorio Veneto vista verso il centro città e la pianura (grazie a La Tenda TV)
San Lorenzo – Vittorio Veneto vista verso la pianura (grazie ad Alex Piccoli)
Osservatorio Astronomico di Piadera – Fregona vista verso il Monte Pizzoc, quota 500m s.l.m. (in collaborazione con Associazione Astrofili Vittoriesi)
Malga Picotera – Fregona vista verso la pianura, quota 1037m s.l.m. (grazie a Luigi Carbonera)
Monte Pizzoc – Rif. Città di Vittorio Veneto vista verso la pianura, quota 1547m s.l.m. (a cura di ARIVV)
Campanile di Cappella Maggiore vista verso nord (grazie a La Tenda TV ed alla Parrocchia di Santa Maria Maddalena)
Campanile di Cappella Maggiore vista verso sud (grazie a La Tenda TV ed alla Parrocchia di Santa Maria Maddalena)
Agriturismo “Le Code” – Pian Cansiglio quota 1.080m s.l.m. (grazie alla famiglia Veronese)
Casera “Le Rotte” – Pian Cansiglio quota 1.080m s.l.m. (grazie alla famiglia Dell’Antonia)
Agriturismo “Malga Filippon” – Pian Cansiglio quota 1003m s.l.m. (grazie alla famiglia Fullin)
Agriturismo “Val Menera” – Pian Cansiglio quota 971m s.l.m. (grazie alla famiglia Gava)
NB:tutte le webcam si configurano come un punto di osservazione a carattere esclusivamente paesaggistico e promozionale. L’attività di rilevazione di immagini a fini promozionali non permette di riconoscere alcun tratto somatico (così come prescritto dal Provvedimento in materia di videosorveglianza – 8 aprile 2010- emesso dal Garante della privacy alla voce “4.5. Utilizzo di webcam o camera-on-line a scopi promozionali-turistici o pubblicitari”). Infine, la telecamera non assolve alcuna finalità di videosorveglianza né ha una risoluzione tale da permettere il riconoscimento delle targhe degli autoveicoli.
Trattandosi di installazioni amatoriali, poste anche in località di montagna, si possono talora verificare interruzioni del flusso immagini e/o dati dovute ad esempio a mancanza di alimentazione, linea internet o altre manutenzioni legate a maltempo o altre circostanze. Pur cercando di mantenere sempre attive le misure, anche considerando il periodo attuale con periodiche limitazioni agli spostamenti ed alle attività, è sempre possibile che il ripristino non sia immediato (anche considerando che avviene di norma nel weekend, tempo permettendo). I siti ed i contenuti non assolvono alcuna funzione di vigilanza o altre finalità diverse dalla pubblica informazione didattica e divulgazione scientifica di carattere meteorologico e naturalistico. Le informazioni ed i dati sono liberamente condivisibili ed utilizzabili, previa citazione della fonte. Si ringraziano tutti i volontari ed appassionati di meteorologia e Cansiglio che contribuiscono alla crescita ed al mantenimento funzionale dei sistemi, insieme all’adeguato supporto scientifico alle scelte tecniche: Bruno, Tobia, Mauro, Massimo, Matteo, Maura, Flavio ed altri ancora. Le stazioni e le webcam sono posizionate anche su beni di proprietà regionale gestiti dall’Agenzia Veneto Agricoltura
L’invito è a supportare l’iniziativa e seguire gli aggiornamenti e le novità. Grazie a tutti coloro i quali vorranno dare un proprio contributo, anche minimale, a questo progetto; è possibile farlo mediante una donazione al link diretto https://www.paypal.com/paypalme/progettocansiglio oppure contattando Andrea Costantini all’indirizzo costantini.progettocansiglio@gmail.com
“Siamo nel 1941. Un pomeriggio d’inverno, Carlo Soriani, un operaio delle Fornaci Brunori di Borgo San Lorenzo, scende dalla corriera e fa ritorno verso casa. Cammina sull’argine calpestando la neve appena caduta, nel fosso nota un cucciolo di cane ferito. Lo porta a casa, lo cura, lo adotta. Carlo chiamerà il cucciolo Fido.
Il cagnolino bianco con delle macchie nere gli sarà fedele per tutta la vita. Il simpatico Fido accompagnerà tulle le mattine il suo padrone alla fermata della corriera che Carlo prende per andare a lavorare. E tutte le sere Fido aspetterà il suo amico al ritorno dal lavoro. Purtroppo il 30 dicembre del 1943 i bombardamenti alleati colpiscono le fornaci dove lavora Carlo.
Quella sera, alla fermata della corriera, Fido non vede scendere il suo padrone. Sale nella corriera annusando tutti i sedili, ma Carlo non c’è. Fido torna a casa solo e la famiglia capisce che Carlo non farà più ritorno. Ma Fido per quattordici anni, tutti i pomeriggi, finché le gambe lo sostennero tornerà alla fermata della corriera sperando di veder scendere il suo padrone.“ I disegni ora li vedo sfuocati, ho gli occhi lucidi, mi sono commosso. Fiorenza mi guarda e mi dice: «Dai, andiamo a prendere un aperitivo».
Stasera l’allenamento con Fido avrà un valore diverso. Vedo il mio Fido correre lungo l’argine del fiume, per lui è sempre una novità si ferma ad annusare la terra, l’erba. Gli odori lo spingono alla ricerca di nuovi mondi, ma al mio richiamo scatta e mi insegue. Mi diverto a osservare le nostre ombre, ci spalmano sul terreno, ci deformano. L’ombra ci accorcia o ci allunga a seconda dell’altezza del sole. È simpatica, non si arrabbia mai e sta sempre al passo.
Per quanto io corra o rallenti, lei c’è, come Fido.