“Siamo nel 1941. Un pomeriggio d’inverno, Carlo Soriani, un operaio delle Fornaci Brunori di Borgo San Lorenzo, scende dalla corriera e fa ritorno verso casa. Cammina sull’argine calpestando la neve appena caduta, nel fosso nota un cucciolo di cane ferito. Lo porta a casa, lo cura, lo adotta. Carlo chiamerà il cucciolo Fido.
Il cagnolino bianco con delle macchie nere gli sarà fedele per tutta la vita. Il simpatico Fido accompagnerà tulle le mattine il suo padrone alla fermata della corriera che Carlo prende per andare a lavorare. E tutte le sere Fido aspetterà il suo amico al ritorno dal lavoro. Purtroppo il 30 dicembre del 1943 i bombardamenti alleati colpiscono le fornaci dove lavora Carlo.
Quella sera, alla fermata della corriera, Fido non vede scendere il suo padrone. Sale nella corriera annusando tutti i sedili, ma Carlo non c’è. Fido torna a casa solo e la famiglia capisce che Carlo non farà più ritorno. Ma Fido per quattordici anni, tutti i pomeriggi, finché le gambe lo sostennero tornerà alla fermata della corriera sperando di veder scendere il suo padrone.“ I disegni ora li vedo sfuocati, ho gli occhi lucidi, mi sono commosso. Fiorenza mi guarda e mi dice: «Dai, andiamo a prendere un aperitivo».
Stasera l’allenamento con Fido avrà un valore diverso. Vedo il mio Fido correre lungo l’argine del fiume, per lui è sempre una novità si ferma ad annusare la terra, l’erba. Gli odori lo spingono alla ricerca di nuovi mondi, ma al mio richiamo scatta e mi insegue. Mi diverto a osservare le nostre ombre, ci spalmano sul terreno, ci deformano. L’ombra ci accorcia o ci allunga a seconda dell’altezza del sole. È simpatica, non si arrabbia mai e sta sempre al passo.
Per quanto io corra o rallenti, lei c’è, come Fido.
un racconto di Sergio Rosolen